venerdì 25 dicembre 2015

HiFi : doppio monoblocco di 300B --- Buon Natale !!

La mia passione, da dove tutto è scaturito, sono gli amplificatori HiFi a valvole, e ne ho appena finito di montare uno su richiesta, il primo dopo anni.
Capisco che potrebbe non c'entrare molto con amplificatori e pedali per chitarra/basso, però non si sa mai, qualche musicista potrebbe anche decidere di ascoltare musica in maniera un pò più decente e non solo suonarla.
Approfitto anche dell'occasione per scusarmi con i miei clienti che hanno i loro ampli da restaurare in attesa da mesi dimostrandogli che non sono stato con le mani nelle mani.

Entro nei particolari che potrebbero sembrare arabo per i non patiti e/o addetti ai lavori.
L'ampli, o meglio gli amplificatori, sono due monoblocchi cioè due amplificatori mono che ovviamente lavorano in tandem per la riproduzione stereo.
Si basano sulla super famosa Western Electric 300B, una valvola prodotta negli anni 30 per amplificare i primi cinema "sonori" non più muti.
La 300B è un triodo a riscaldamento diretto che in single ended (classe A) tira fuori la bellezza di 8Watt, negli anni 30 con una coppia di queste in push pull (circa 20watt) si sonorizzava un'intero cinema, (merito delle trombe Western Electric che avevano una sensibilità spaventosamente alta, anche 130db), al tempo non avevano Surround, Dolby Digital e THX.



Le altre scelte tecniche sono l'uso della 6SN7 come valvola di preamplificazione (la trovate anche su certi Fender anni 50, i cosidetti TV Box), in un due stadi ad accoppiamento diretto (in tensione), approccio che permette di non avere un condensatore a sbarrare la corrente continua tra uno stadio e l'altro e quindi massima fedeltà di trasferimento del suono.
E poi un vezzo per rimanere in tema vintage e cioè l'uso della valvola rettificatrice; ho usato la 5U4G della Svetlana con la caratteristica forma a duomo (le stesse che montava la Mesa Boogie negli anni 80/90)
Rettificatrice che alimenta un triplo filtro a Pi Greco, 2 induttivi e uno resistivo per la massima reiezione dei rumori di fondo (ripple).


Ovviamente la scelta dei componenti è fatta con la massima oculatezza, scegliendoli e selezionandoli uno per uno e accoppiandoli in modo che i due amplificatori siano quanto più possibile speculari (da finali di potenza che sono non hanno nemmeno un volume in ingresso e quindi non ci si può permettere che uno abbia un volume più alto dell'altro).
Da notare l'uso di un parallelo di condensatori carta/olio nell'unica posizione sul percorso del suono dove era indispensabile, un Mundorf EVO Gold/Oil e un mitico Bosch anni 70 usato nelle apparecchiature di ultra precisione tedesche anni 70.
Ovviamente il tutto è filato in rame OFC 99% argentato e isolato in teflon e tutte le saldature sono fatte con lega Cardas Quad-eutectic (stagno, piombo, rame, argento)


Ma come suona?
per anni ho volutamente ignorato le 300B, un pò perchè costose (una coppia decente ma economica costa anche 400€), un pò perchè mi sembrava la scelta dei fighetti che per avere 2/3 watt in più spendevano una cifra (anche i trasformatori sia di alimentazione sia di uscita devono essere adeguati alla valvola e quindi più costosi) senza cimentarsi in qualcosa di meno comune ma più appagante.
Ma mi sono dovuto ricredere, forse non è l'amplificatore che ha gli alti più raffinati che abbia mai costruito, ma ha sicuramente i bassi più portentosi, veloci e coerenti che abbia mai ascoltato, una roba da lasciare a bocca aperta, specialmente dopo averli ascoltati alla prima accensione direttamente su dei mono via con altoparlanti da 13cm (quindi minuscoli, 6 pollici circa) caricati a tromba, sembrava di avere un sub nella stanza.
Senza parlare della cosidetta "separazione tra i canali", più separati di così .....

E' Natale, ho tempo e quindi faccio qualche riflessione :

lo schema elettrico di un ampli così è estremamente semplice, ha forse meno componenti di un Fuzz Face, ma la scelta e la selezione degli stessi è fondamentale per avere un risultato che si innalza sopra la media dell'autocostruzione.
L'utilizzo della strumentazione adatta è indispensabile per la sua realizzazione, dal tracciacurve per determinare il punto di lavoro delle valvole finali, all'oscilloscopio, a l'analizzatore di spettro/distorsimetro ecc ecc.
Il settaggio "ad orecchio" lo può fare "l'artista" (ironico), da tecnico competente sono perfettamente consapevole che, per esempio, il mio orecchio dopo 12 anni di onorata carriera come fonico live sente molto meno frequenze alte dell'appassionato di HiFi che si ascolta Davis e Coltrane con un valvolare da 3Watt e il cui massimo stress uditivo giornaliero è la moglie che dal piano di sotto gli urla che la cena è pronta.

Tornando alla scelta dei componenti anche la tecnologia di costruzione è importantissima e questa esperienza con l'HiFi l'ho portata anche sui miei ampli per chitarra.
Mi capita di mettere mano ad ampli boutique che costano svariate migliaia di euro, amplificatori bellissimi, ordinatissimi e che usano componenti al top, montaggi punto punto con tag board popolate con solo resistenze ad impasto di carbone e tutte della stessa dimensione e quindi potenza dissipativa.
All'occhio del profano possono sembrare dei lavori eccelsi, ordinatissimi e di grande qualità.
Ma chi ha detto che una resistenza ad impasto di carbone funziona meglio di altre in qualsiasi punto del circuito? il solito forum italiano?
70 anni di progresso tecnologico avranno portato qualche innovazione nel mondo delle resistenze o dobbiamo ancora usare le resistenze degli anni 50? , e negli altri componenti?

Per esempio quando si costruisce il clone di un ampli Fender anni 50/60 la smania è quella di farlo più simile all'originale possibile e quindi di montare tutte resistenze ad impasto, ma voi avete mai visto l'interno di uno di quegli ampli che ha avuto un'onorata carriera?
Sembra la faccia della diva o dello stilista di turno di 70 anni, ci sono così tante mani di chirurgia plastica da sembrare Frankestein.
Componenti che hanno ceduto anno dopo anno e che sono stati rimpiazzati con quelli dell'epoca della riparazione, con un occhio esperto si possono anche riconoscere le annate delle varie riparazioni; gli elettrolitici anni 70, i potenziometri anni 80, le resistenze anni 90 ecc ecc.

Questo preambolo per dire che le resistenze ad impasto di carbone vanno bene sul percorso del suono e su certe resistenze di anodo perchè anti induttive, ma per esempio le moderne film metallico sono ottime sul circuito di Bias, le vecchie film di carbone sui catodi, ecc ecc anche per gli altri componenti, e che la scelta va fatta anche in funzione dell'affidabilità e della costanza di prestazioni nel tempo (specialmente per uno come me che da garanzia a vita su tutti quei componenti che non hanno un'usura, una resistenza scelta con criterio del giusto tipo e sovradimensionata durerà sicuramente più di me!).
E questo vale per qualsiasi altro componente !

In un'era dove certi Marshall moderni soffrono del cosidetto "bias drift" (ammesso anche dall'azienda) che ti frigge le valvole finali anche dopo soli 6 mesi/un anno e solo perchè non hanno voluto montare resistenze a film metallico (più stabili all'aumentare della temperatura, ma più costose 1cent contro 2 cent probabilmente per loro) e dove sia i nuovi Vox AC30 sia i Fender della serie Hot Rod bruciano continuamente le resistenze di griglia sotto dimensionate (portando al break down delle valvole finali), vedere amplificatori artigianali che montano componenti senza nessun criterio tecnico ma solo per estetica e "hype" per alzare il prezzo è veramente triste.

Per concludere ci sono miei ampli che mi ritornano dopo 10 anni per qualche sistemazione che montano ancora le valvole originali e che ancora testano quasi come nuove tanto che rimango basito pure io; chiedo sempre quanto suonano e quando mi sento rispondere: "quelle 3/4 ore alla settimana di prove ad alto volume" e nella mia testa mi metto a calcolare quante settimane ci sono in 10 anni, rimango sbalordito !

mercoledì 23 dicembre 2015

AnalogMan Peppermint Fuzz clone

Su richiesta il clone del Peppermint di Analogman che altro non è che un rimaneggiamento del circuito del Fuzz Face classico.
Le modifiche al circuito sono piccole ma il risultato è interessante, in poche parole il cuore della modifica è l'utilizzo di 2 transistor al germanio ad alto gain, il doppio rispetto allo standard, e di un controllo di Bias esterno che fa spaziare da suoni gate a suoni molto compressi ben oltre il solito range del "Sun Dial" dei Sun Face di AnalogMan.


A seguire l'interno di un Peppermint con già installato il circuito invertitore di tensione che permette di alimentarlo in catena ad altri pedali con standard BOSS Ibanez (10€ in più).


venerdì 18 dicembre 2015

Dallas Rangemaster / AnalogMan Beano Boost clone nuova release

Approfitto della nuova serie dei miei cloni del Rangemaster, dove ho apportato alcune migliorie e migliorato il layout, per fare alcune riflessioni.


Intanto le migliorie sono :
-l'aver aggiunto entrambe le resistenze di pull-down sia in ingresso che in uscita per un inserimento più silenzioso.
-il condensatore in uscita in Mylar come negli originali.
-migliorato il circuito anti "effetto radio" che usa un condensatore a "tubetto" anni 50 per le alte frequenze.
-migliorata la selezione dei transistor.


Come ho detto approfitto per fare alcune riflessioni scaturite da varie conversazioni che ho avuto ultimamente con i miei clienti :
quando si clonano dei pedali che hanno progetti vecchi anche più di 50 anni se si vuole essere più fedeli possibile agli originali inevitabilmente si clonano anche i difetti (non solo i pregi) che avevano gli originali.

Per esempio possiamo iniziare dal cuore del pedale e cioè il mitico OC44 della Mullard.
Se andiamo a leggere i data sheet d'epoca troviamo scritto :
PNP Germanium alloy transistor intended as oscillator and mixer in AM broadcast receivers
Tradotto "transistor al germanio utilizzato come oscillatore o mixer in radio AM"
Quindi non è nemmeno un transistor da utilizzare come amplificatore di segnale e assolutamente non in banda audio ma solo in alta frequenza (si parla di 15MHz)
Però funziona alla grande, ma è rumoroso, ha un dinamica eccezionale, ma è microfonico, in quel circuito suona meglio di altri transistor studiati per quell'applicazione, ma ha dei difetti che altri non hanno.

Se io mettessi nelle mani di un ingegnere "che ci capisce" lo schema e gli chiedessi di migliorarlo, dopo il primo sguardo di scherno e derisione indicherebbe proprio il transistor come fonte di tutti i difetti e mi indicherebbe senz'altro un transistor al germanio migliore, più silenzioso e adatto allo scopo.
Ho detto che ci capisce perchè quello che non ha un'idea del suono "vintage" e di una certa ricerca di certi suoni classici mi direbbe subito di usare l'ultima novità in campo elettronico, Ultra Low Noise, High Dynamic, Super Figata. 

E questa è solo la prima parte, poi arriva il fatto che a volte il circuito capta le onde radio e vi sentite la radio locale in sottofondo, qualcosa si può fare ma forzare la mano significherebbe modificarne la risposta in frequenza.
Quando un mio cliente me l'ha fatto notare l'ho indirizzato nella pagina di Analogman che ne parla;
al solito tante chiacchiere ma la frase importante suona così " visto che nel mio laboratorio la radio non la capta non ci posso fare niente se a casa vostra lo fà", condensando ancora di più "c..... vostri"

Quando faccio queste chiacchierate mi viene sempre in mente l' Harley Davidson che negli anni 90 ha introdotto il contralbero nei propri motori per ridurre notevolmente le vibrazioni.
Ovviamente ne scaturì una polemica mondiale dove tutti gli affecionados urlavano allo scandalo visto che non sembrava più di guidare una vera Harley ma una giapponese.
Ma all' Harley Davidson ci avevano visto giusto valutando che il loro nuovo cliente tipo era il dentista o l'avvocato che la domenica voleva fare finta di fare il byker (ma solo per finta) ed era tutto contento di avere il look classico ma i confort moderni.

Quindi la morale è che il Rangemaster, come altri pedali d'epoca, non è un pedale per tutti, che se non avete esigenze particolari c'è sicuramente di meglio e che se volete il pedale anni 60 vi beccate anche i difetti insieme ai pregi del pedale anni 60.
Ovviamente la bravura di chi fa il clone è quella di risolvere i suddetti problemi pur mantenendo il suono originale, ma come dice il detto "la botte piena e la moglie ubriaca ecc ecc".


giovedì 3 dicembre 2015

Altri pedali doppi ........

Un'altra carrellata di pedali doppi costruiti su richiesta :

Si inizia con un'accoppiata di King of Tone e Jan Ray :



Quanto costa comprarli originali separati ?

Si continua con un'accoppiata di fuzz signature della Dunlop, il Bonamassa e l' Eric Johnson :



Dato che il Bonamassa ha transistor al germanio, e quindi l'alimentazione invertita, è presente il circuito che inverte la polarità, quindi il pedale è alimentabile con polarità standard e in catena ad altri effetti senza problemi.



Finiamo con l'accoppiata del mio Vintage Vibe con lo Spring Reverb DeLuxe